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Risonanza magnetica aperta: quando farla e differenze con quella chiusa

Da redazione

Aprile 03, 2021

Risonanza magnetica aperta: quando farla e differenze con quella chiusa

La risonanza magnetica è uno degli esami diagnostici più importanti per studiare gli organi e valutarli. Si tratta di un tipo di analisi che non va ad utilizzare dei metodi non invasivi ed inoltre, non usa nemmeno radiazioni ionizzanti o RX. Ha delle grandi dimensioni in quanto vi è nel suo uso, la necessità di fare entrare all’interno di questo macchinario un paziente disteso sul lettino. È formata da un tubo chiuso.  Ciò è necessario affinché l’esame venga svolto in maniera corretta. 

Per questo motivo la risonanza magnetica è uno degli esami più temuti, soprattutto dai pazienti che soffrono di claustrofobia oppure che hanno degli attacchi di panico costanti. Eppure, questo tipo particolare di apparecchiatura è necessaria, affinché si possano fare delle diagnosi approfondite nel campo della neurologia, della cardiologica, o anche per diagnosticare ciò che riguarda i settori dell’oncologia, della gastroenterologia e dell’ortopedia. 

È molto importante, secondo anche l’organizzazione dei medici radiologi internazionali, superare questo ostacolo. Per aiutare sotto tale aspetto, è stata inventata la risonanza magnetica aperta. Ma quando è possibile farla? Quando è consigliata? Per approfondire questo tema e capire in quali casi sia applicabile, vi invitiamo a consultare questa pagina sulla risonanza magnetica aperta.

Com’è strutturata la risonanza magnetica aperta 

La risonanza magnetica aperta in pratica, funziona allo stesso modo però è stato eliminato il tubo chiuso. In pratica, anche i tipici rumori emessi dal magnete sono stati un po’ messi a tacere. 

Pur mantenendo alcune caratteristiche della risonanza magnetica chiusa, quella aperta va ad eliminare il disagio psicologico di molte persone, come quelli claustrofobici che chiaramente hanno paura di fare questo tipo di esame. Tale nuovo macchinario non va più ad agire su un tubo chiuso quanto piuttosto, almeno lo spazio intorno al paziente è aperto.

Le differenze tra risonanza magnetica chiusa e risonanza magnetica aperta

La risonanza magnetica aperta a differenza di quella chiusa si contraddistingue in quanto si va ad eliminare il rischio sul fattore psicologico. Si tratta di uno dei maggiori limiti per coloro che devono fare questo esame diagnostico al chiuso. Però, la risonanza magnetica aperta ha delle indicazioni specifiche e determinate caratteristiche. Sia quella aperta che quella chiusa vengono anche chiamate risonanze magnetiche nucleari perché c’è un campo magnetico con delle onde di frequenza analoghe proprio a quelle della televisione e della radio. 

Per avere delle immagini di organi e di strutture ossee dettagliate, quindi queste onde non invasive, innocue, riescono a dare un’immagine di quello che sta succedendo all’interno di un corpo. C’è da dire che la risonanza magnetica aperta va a determinare delle immagini meno nitide pur mantenendo una buona precisione diagnostica rispetto a quella rinchiusa. 

Però, è sempre bene capire quando si può fare quella aperta. In genere un medico prescrive quella aperta quando ha il vantaggio di andare ad ampliare le indicazioni diagnostiche anche per coloro che portano elementi metallici inseriti da molti anni, come delle placche chirurgiche o delle viti. In questo caso, infatti non è possibile fare quella chiusa. 

A non cambiare è anche la durata dell’esame che va avanti per 30 minuti. Sia quella aperta che quella chiusa devono essere fatte sempre su indicazione medica ed è meglio evitare per chi ha i bypass, pacemaker e per le donne in gravidanza.

I vantaggi della risonanza magnetica aperta

La risonanza magnetica aperta è indicata soprattutto, per coloro che hanno diverse lesioni traumatiche e molteplici patologie. Infatti, viene utilizzata spesso ai fini diagnostici per la valutazione delle ossa, dei tendini e dei muscoli. È l’ideale per le patologie muscolo scheletriche. Viene utilizzata per andare ad indicare e studiare i tendini, lesioni legamentose, quelle della colonna vertebrale oppure delle ossa. Risulta utile anche per studiare l’ernia discale.

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