Come promuovere il benessere sociale: il modello delle fondazioni e della progettualità
Da Redazione
Maggio 30, 2025

La coesione sociale deriva da iniziative concrete: programmi che nascono dal territorio, che ascoltano i bisogni delle comunità e trasformano risorse economiche e competenze in servizi, opportunità e tutele. In questo ambito, le fondazioni agiscono come generatori di solidarietà e sono capaci di collegare la sfera pubblica, i privati e la cittadinanza attiva.
Il modello delle fondazioni, integrato con una progettualità strutturata, è dunque un percorso solido per promuovere il benessere della collettività in modo continuativo. Ma quali sono i principi di questo modello e i fattori che ne favoriscono la riuscita?
Il terzo settore e le norme che lo regolano
Gli enti del terzo settore hanno un obbligo morale e giuridico: perseguire finalità sociali e d’interesse generale. L’ordinamento italiano riconosce loro agevolazioni fiscali e forme di sostegno economico, a condizione che mantengano una trasparenza rigorosa su flussi finanziari e risultati. Quindi, i bilanci sociali, i rendiconti certificati e le comunicazioni periodiche si rivelano strumenti indispensabili.
Il quadro normativo è complesso e prevede spesso cambiamenti. Gli amministratori devono, per questo motivo, affidarsi a professionisti qualificati, come esperti contabili, consulenti legali e revisori, per garantire la conformità piena alle regole. Naturalmente, è anche un’azione che accresce la credibilità verso donatori, partner istituzionali e beneficiari, ponendo le basi per una gestione orientata agli obiettivi.
La fondazione e la progettualità sociale
Tra gli enti privati senza scopo di lucro, la fondazione si distingue per la stabilità patrimoniale e per la capacità di pianificare interventi a medio e lungo termine. Il patrimonio vincolato consente di operare con continuità, mentre gli organi di governo collegiali assicurano supervisione in condivisione.
Quando la fondazione adotta una metodologia progettuale forte, che deriva, ad esempio, dall’analisi dei fabbisogni, dagli obiettivi SMART e dagli indicatori di risultato chiari, diventa un vero e proprio acceleratore di cambiamento. Il valore consiste anche nel capitale di conoscenze che accompagna le iniziative, oltre che nella rete di relazioni attivate per incidere sulle politiche pubbliche attraverso dati e buone prassi.
Il percorso dalla vision alla progettazione
Come nasce, quindi, un piano di azione efficace per una fondazione? Il tutto prende avvio sicuramente da una lettura del contesto sociale. Vengono ascoltati diversi stakeholder, come beneficiari, operatori di settore, imprese e istituzioni locali, per definire priorità ed evitare sovrapposizioni.
Quando la strategia è delineata correttamente, il gruppo di lavoro si occupa di stilare programmi, budget e responsabilità. Le attività vengono collegate a indicatori che quantificano servizi erogati o persone raggiunte e ad elementi che misurano i cambiamenti percepiti, la qualità della vita, l’occupazione o la capacità delle comunità di auto-organizzarsi.
Le partnership e il co-finanziamento
Per quanto la fondazione sostenga l’iniziativa con il proprio patrimonio, la collaborazione con soggetti pubblici e imprese rafforza la sostenibilità economica e amplia la platea dei destinatari. Un ottimo strumento è quello del co-finanziamento, accompagnato da contratti di rete o protocolli d’intesa, che consente di suddividere rischi e competenze.
Alle amministrazioni la partnership offre l’opportunità di testare politiche sociali innovative senza gravare eccessivamente sui bilanci; alle aziende permette di realizzare programmi di responsabilità sociale coerenti con il core business, migliorando allo stesso tempo la reputazione e coinvolgendo i dipendenti in iniziative di volontariato aziendale.
Valutazione e rendicontazione: come dimostrare l’efficacia
La raccolta sistematica dei dati ha un ruolo fondamentale e comprende indicatori quantitativi (ad esempio, costi unitari, accessi ai servizi e ore di formazione erogate), oltre a veri e propri indicatori qualitativi (che comprendono, nello specifico, questionari di soddisfazione, interviste, casi studio). Tutto ciò consente di verificare l’effetto reale degli interventi attuati dalla fondazione.
Si deve prestare attenzione anche alla rendicontazione, che non può essere limitata al bilancio numerico. Grazie a infografiche e report interattivi, le informazioni diventano accessibili a un pubblico ampio e hanno l’effetto di alimentare la fiducia stimolando nuove donazioni.
Non si deve trascurare di mettere in atto un processo di valutazione adeguato, per porre rimedio ad eventuali problematiche in poco tempo e per adattare le attività alle esigenze che potrebbero emergere.
Redazione
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