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La sentenza di non luogo a procedere

Da redazione

Dicembre 19, 2020

La sentenza di non luogo a procedere

In seno ad un processo penale, è possibile che il giudice dell’udienza preliminare, il GUP, si esprima con una sentenza di non luogo a procedere. A stabilire parametri e connotati di questa alternativa di conclusione dell’udienza preliminare è l’articolo 425 del codice di procedura penale. Facendoti seguire da un avvocato penalista Roma, puoi avere maggiori delucidazioni in merito.

L’art. 425 c.p.p.

Quando si possono verificare situazioni di non procedibilità del processo? A definire le ipotesi è il predetto articolo. In primis vi deve essere un motivo tale da estinguere il reato o tale che il processo non sarebbe proprio dovuto cominciare (ad esempio quando l’azione non è prevista dall’ordinamento come reato). È possibile la non procedibilità anche se il fatto non sussiste, se dagli elementi probatori emerge che l’imputato non ha commesso il fatto, o se quest’ultimo non costituisce un reato. In uno di questi casi, debitamente motivato e descritto, il GUP può disporre il non luogo a procedere.

Diciamo, per portare un parallelo, che i motivi di non procedibilità sono gli stessi che sussistono in caso di proscioglimento in dibattimento, eccezion fatta che per il non luogo a procedere non sussiste l’ipotesi del reato commesso da persona non imputabile.

La sentenza

Tralasciando in tal sede l’argomento specifico sul caso della carenza di prove o di prove contraddittorie (che merita un discorso a sé stante), vediamo più da vicino quale dovrebbe essere il contenuto ideale delle sentenze di non luogo a procedere. Contenuto che è indicato in modo dettagliato dall’art. 426 c.p.p.

Il giudice deve intestare la sentenza con la dicitura “In nome del popolo italiano”, riportando anche le specifiche dell’autorità che si sono pronunciate. Bisogna indicare anche tutti i dati specifici dell’imputato, non solo quelli che servono a fornire identità, ma anche tutte le specifiche necessarie per poterne individuare specificamente la persona.

Dopo aver indicato le parti lese, si passa a descrivere la tipologia di imputazione, nonché una toccata e fuga sul motivo per cui si è deciso (motivo di fatto e motivo di diritto) in quella direzione. Per facilitare l’individuazione della ragion d’essere della sentenza, vanno anche indicati gli articoli e le normative eventualmente applicati. La sentenza si conclude con luogo data e firma del Giudice. Se per ipotesi il giudice dovesse essere impedito, a firmare sarà il presidente di tribunale, purché se ne menzioni il motivo.

Può essere nulla una sentenza di non luogo a procedere? Ovviamente sì, in tutti quei casi in cui manca anche uno degli elementi sopra indicati (tra cui anche la firma del giudice).

Conseguenze per il querelante

Se l’imputato viene prosciolto dalla scomoda situazione di presunto reo, per non aver commesso reato o per insussistenza dello stesso, ci saranno delle conseguenze per chi ha sporto querela. Il querelante sarà cioè tenuto a pagare le spese del procedimento. In caso di domanda, vi sarà la rifusione delle spese che l’accusato ha dovuto affrontare per difendersi, e quella delle spese che eventualmente sono state sostenute dal responsabile civile citato o intervenuto. In caso di colpa grave, si può anche richiedere di risarcire il danno ad accusato e responsabile civile (ovviamente a patto che ne abbiano fatto domanda).

La sentenza di non luogo a procedere è impugnabile?

La sentenza di non luogo a procedere può anche essere impugnata, con ricorso per Cassazione, ai sensi dell’art. 428 del c.p.p. La qual cosa può avvenire su richiesta del procuratore generale o anche del procuratore della Repubblica. A richiederlo può essere anche l’imputato purché non ci sia stato non luogo a procedere perché il fatto non sussiste. In ultimo può richiedere che la sentenza venga impugnata anche la persona offesa, ma solo se fosse nulla la notificazione dell’avviso di fissazione dell’udienza, e a meno che la persona si sia costituita parte civile.

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